Il gessato è tessuto tinto in filo che troviamo nella sua variante più nota come fondo scuro, che può essere blu, nero o grigio ad esempio, arricchito da sottili righe longitudinali bianche.
Il suo nome deriva proprio dalla similitudine del suo effetto finale con le linee tracciate con il gesso, come traduce il termine inglese chalk striped.
È un tessuto tipicamente utilizzato nella moda maschile, realizzato in filato di lana pettinata oppure in flanella, che l’etichetta consiglia di abbinare con camicia e cravatta in tinta unita. E’ Tradizionale il suo utilizzo in blazer doppio petto, tipici dell’outfit “divisa” di manager e uomini d’affari.
Il gessato è in grado di mantenere inalterato il suo allure anche se realizzato con filo di lino, cotone o perchè no, viscosa.
Ha fatto storia ad inizio secolo scorso, intorno agli anni ’30 vestendo gangster americani come Al Capone e Bonnie & Clyde, che completavano un outfit già perfetto con scarpe bicolore e cappello a falda larga. Nella Chicago di quegli anni anche le jazz-band adottano il gessato come elemento distintivo di stile, abbinandolo però a camicie di raso lucido e cravatte sgargianti.
La sua consacrazione come emblema del potere avviene durante la Seconda guerra mondiale, quando Churchill, primo ministro inglese, iniziò forse per sfida, ad indossare un tre pezzi di flanella gessato proprio nelle occasioni di protocollo ufficiali. Quella scelta d’abito conteneva in sé un forte messaggio politico per il nemico tedesco e per il mondo intero; una famosa foto del 1940 lo ritrae con una pistola in mano, il sigaro in bocca e l’immancabile bombetta, quasi fosse un gangster di Chicago in azione, proprio a confermare questa ipotesi.
Oggi il gessato è un must have consolidato e largamente utilizzato anche nell’abbigliamento femminile per abiti, tailleur e capi spalla, che vediamo spesso nelle collezioni di Armani, Ferré e Gaultier etc..